... Erano tutti lì ad aspettarmi; quando sono arrivato, come fanno i
giovani, hanno fatto chiasso. Io mi sono avvicinato per salutarli e
pochi davano la mano: la maggioranza erano con il telefonino: foto,
foto, foto… Selfie. Ho visto che la loro realtà è quella: quello è
il mondo reale, non il contatto umano. E questo è grave. Sono giovani
“virtualizzati”. Il mondo delle comunicazioni virtuali è una cosa buona,
ma quando diventa alienante ti fa dimenticare di dare la mano. ... Ti salutavano così.
Dobbiamo fare “atterrare” i giovani nel mondo reale. Toccare la realtà.
Senza distruggere le cose buone che può avere il mondo virtuale, perché
servono. E’ importante questo: la realtà, la concretezza. Per questo
torno su una cosa che ho detto ...: le opere di
misericordia aiutano tanto i giovani. Fare qualcosa per gli altri,
perché questo li concretizza, li fa “atterrare”. Ed entrano in un
rapporto sociale
... Devono ritrovare
le radici, attraverso il dialogo con i vecchi, con gli anziani, perché i
genitori sono di una generazione per la quale le radici non sono molto
salde. Ma si può andare al dialogo con i vecchi, con gli anziani. Non
dimentichiamo quello che dice il poeta: “Tutto quello che l’albero ha di
fiorito, viene da quello che ha sotto terra”: andare alle radici. Uno
dei problemi, a mio giudizio, più difficili, oggi, dei giovani è questo:
che sono sradicati. Devono ritrovare le radici, senza andare indietro:
devono ritrovarle per andare avanti.
INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO CON LA DIOCESI DI ROMA
Basilica di San Giovanni in Laterano - Lunedì, 14 maggio 2018
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