domenica 20 dicembre 2020

Padre Giovanni Cavalcoli: Il mistero del Peccato originale (San Paolo VI e P...

Padre Giovanni Cavalcoli: Il mistero del Peccato originale (San Paolo VI e P...:   Il mistero del Peccato originale San Paolo VI e Papa Francesco I DISCORSO DI PAOLO VI AI PARTECIPANTI AL SIMPOSIO SUL MISTERO DEL P...

Il mistero del Peccato originale

San Paolo VI e Papa Francesco I

DISCORSO DI PAOLO VI AI PARTECIPANTI
AL SIMPOSIO SUL MISTERO DEL PECCATO ORIGINALE

Lunedì, 11 luglio 1966

http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1966/documents/hf_p-vi_spe_19660711_peccato-originale.html 

Il mistero del peccato originale ha nessi strettissimi col mistero del Verbo Incarnato, salvatore del genere umano, con la sua passione, morte e gloriosa resurrezione, e quindi anche col messaggio di salvezza affidato alla Chiesa Cattolica. In realtà, a che altro mira l’azione pastorale della Chiesa se non alla redenzione dell’umana natura, che, mirabilmente creata da Dio onnipotente in Adamo e in lui miseramente caduta, è stata dal misericordioso Iddio, per la grazia dell’unico Mediatore Gesù Cristo, ancor più mirabilmente ricreata e rigenerata alla vita divina? 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-mistero-del-peccato-originale-san.html 

 

 

 

 

 

Beato Angelico

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Padre Giovanni Cavalcoli: Il mistero del Peccato originale (San Paolo VI e P...:   Il mistero del Peccato originale San Paolo VI e Papa Francesco I DISCORSO DI PAOLO VI AI PARTECIPANTI AL SIMPOSIO SUL MISTERO DEL P...

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venerdì 11 dicembre 2020

Padre Giovanni Cavalcoli: Conservazione e creazione (Del Servo di Dio Padre ...

Padre Giovanni Cavalcoli: Conservazione e creazione (Del Servo di Dio Padre ...:   Conservazione e creazione Del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP Ho notato [1] accuratamente alcuni quesiti non risolti. Il primo e...

 Conservazione e creazione

Del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP

Ho notato[1] accuratamente alcuni quesiti non risolti. Il primo era il perchè della creazione. Il perchè, vedete, mi dispiace di dover rispondere in modo così agnostico, ma il perchè bisogna chiederlo al Creatore stesso. Però questa è già una risposta. Non so se rendo l’idea.

Il fatto è questo, che non c’è un perchè né umano, né angelico, né creaturale in genere. Cioè, quello che mi preme dire è che non c’è un perchè, un motivo della creazione nelle creature stesse. Non c’è un motivo della creazione nelle creature stesse. Il motivo per cui le creature ci sono piuttosto che non esserci è in Dio e in Dio solo.

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 Creazione del mondo, di Giusto de Menabuoi - 

Battistero Padova - sec. XIV

 

 

 



Immagine da internet

Padre Giovanni Cavalcoli: La metafisica dell’amore di Dio

Padre Giovanni Cavalcoli: La metafisica dell’amore di Dio:   La metafisica dell’amore di Dio del Servo di Dio P.Tomas Tyn, OP Ora, il secondo articolo si pone la domanda che concerne appunto l’...

La metafisica dell’amore di Dio

del Servo di Dio P.Tomas Tyn, OP

Ora, il secondo articolo si pone la domanda che concerne appunto l’infusione della grazia. E cioè se per la remissione del peccato, cioè per la giustificazione - abbiamo visto che effettivamente si compie nella remissione del peccato -, è necessaria l’infusione della grazia da parte di Dio.

         Se volete, possiamo porre la domanda anche in questi termini: è possibile che Dio perdoni un peccatore, senza dargli la sua grazia? Ecco la domanda. I nominalisti e Lutero, per motivi diversi, dicono di sì. I cattolici dicono di no. Non è possibile che Dio rimetta o perdoni il peccato senza infondere la grazia. Sapete perché il nominalismo nega questa tesi? Semplicemente perché insiste esageratamente sulla libertà divina. Dice praticamente che insomma Dio può fare anche l’impossibile. Il nominalismo non rispetta più le essenze. Non le rispetta poi, perché le essenze per il nominalismo non esistono. 

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Dio crea con amore. Vedete la fecondità dell’amore di Dio. Tutto ciò che Dio ama, lo produce. L’amore di Dio è sempre efficace. 
 
 
 
 

Pietro da Cortona, sec. XVIII

IMMACOLATA CONCEZIONE

 

Immagine da internet 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

Cfr.    il libro del teologo domenicano Giovanni  Cavalcoli, che tratta la cristologia da un’angolatura sin oggi non molto approfondita: la metafisica di Gesù Cristo

 https://isoladipatmos.com/novita-gesu-cristo-fondamento-del-mondo-inizio-centro-e-fine-ultimo-del-nostro-umanesimo-integrale/


 

 

Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre (Quarta ed Ultima ...

Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre (Quarta ed Ultima ...:   Il dogma del paradiso terrestre Quarta ed ultima parte (4/4) Conseguenze immediate del peccato originale Il castigo del peccato origin...

Il dogma del paradiso terrestre

Quarta ed ultima parte (4/4)

Conseguenze immediate del peccato originale

Il castigo del peccato originale secondo la narrazione biblica fu immediatamente caratterizzato, come spiega il Concilio di Trento, dal fatto che Adamo

 «subito perse la santità e la giustizia nella quale era stato costituito e a causa dell’offesa della sua prevaricazione incorse nell’ira e nell’indignazione di Dio e quindi nella morte, che in precedenza Dio gli aveva minacciato e con la morte nella schiavitù sotto il potere di “colui che” da allora “della morte ebbe il potere” (Eb 2,14), cioè il diavolo e a causa dell’offesa di quella prevaricazione Adamo secondo il corpo e l’anima fu mutato in peggio» (Denz.1511).

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-dogma-del-paradiso-terrestre-quarta.html 



 

L’uomo si accorge dei segni e delle prove dell’esistenza di Dio; ma invece di aprirsi alla sua presenza, tira fuori tutti i pretesti per non accettare l’esistenza di Dio. È in arrivo l’ateismo. Situazione triste, ma non del tutto disperata, perché Dio, già subito dopo la caduta, ha pietà dei progenitori e di tutta l’umanità caduta con loro e così avverte il serpente:

«Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15).


 

 E l’Eden dov’è adesso? Esiste ancora? 

Per rispondere a questa domanda occorre ricordare qual è stata l’opera di Cristo. 

Cristo strappa l’uomo dalla schiavitù della presente natura corrotta dal peccato e lo riporta nell’Eden a sua volta rinnovato e migliorato.  

Il nuovo Eden è la Chiesa, la Gerusalemme celeste, i «nuovi cieli e la nuova terra» della resurrezione.

 

       Cappella palatina Aquisgrana  

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Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre - Parte Terza (3/4)

Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre - Parte Terza (3/4):     Il dogma del paradiso terrestre Parte Terza (3/4) Il luogo empirico, il luogo edenico, il luogo paradisiaco Sia per il paradiso terr...

 Il dogma del paradiso terrestre

Parte Terza (3/4)

Il luogo empirico, il luogo edenico, il luogo paradisiaco

Sia per il paradiso terrestre, sia per il paradiso celeste o «cielo» si pone il problema della nozione di luogo. Il paradiso terrestre, da come è presentato dall’agiografo, sembra essere un luogo di questa terra. Ma nel contempo appare come un luogo così privilegiato e in armonia con l’uomo in una meravigliosa perfezione e pienezza di vita, ossia Adamo ed Eva, che, dopo il peccato e la cacciata di essi da quel luogo, si presenta come un luogo del tutto irraggiungibile.

La nozione di luogo è ricavata dalla più comune ed elementare esperienza quotidiana: ogni cosa è posta in un luogo, è circoscritta da un luogo nello spazio, s’intendono i corpi, le cose materiali. Ma quando la Rivelazione parla dell’Eden, del paradiso, dell’inferno e del purgatorio come di «luoghi», che cosa intende per luogo? Perché usa questo concetto?

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Non è immaginabile un corpo che non sia in un luogo. Per questo, pensando a Cristo e alla Madonna, ci viene spontaneo chiederci dove sono. La Chiesa risponde: in cielo, in paradiso. Dunque in cielo c’è un ambiente fisico? Dobbiamo rispondere di sì. 

I progenitori avevano un potere sull’intero universo, anche quello che si trovava al di fuori del giardino edenico? La cosa è possibile. 

 A questo punto sorge un’altra domanda: ma allora tra noi qui sulla terra e il luogo celeste c’è una data distanza? Dobbiamo rispondere che il luogo terreno e il luogo celeste sono incomunicabili, perché non sono posti sullo stesso piano ontologico. Dunque tra luogo terreno presente e luogo celeste c’è solo una analogia, non una univocità.

Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre - Seconda Parte (2/4)

Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre - Seconda Parte (2/4):   Il dogma del paradiso terrestre Seconda Parte (2/4)  Che cosa è stato il paradiso terrestre La parola paradiso viene dall’iranico pai...

Il dogma del paradiso terrestre

Seconda Parte (2/4) 

Che cosa è stato il paradiso terrestre

La parola paradiso viene dall’iranico pairi-deiza, «luogo recintato», quindi giardino. «La parola ebraica eden evoca l’idea dell’abbondanza, del godimento, del piacere»[1]. Gesù nel Vangelo usa una sola volta il termine «paradiso» (gr. paràdeisos, Lc  23,42). Si tratta in Gesù del premio celeste dei giusti, dopo la morte, che contemplano in eterno faccia a faccia il volto del Padre. Ma Gesù chiama questo premio eterno soprattutto con altri nomi: «vita eterna», «regno dei cieli o regno di Dio», «visione del Padre», «casa del Padre», «beatitudine», «cielo».

L’autore sacro inserisce il paradiso terreste all’interno dell’universo creato da Dio. Esso quindi occupa uno spazio geografico finito. È chiaro che l’agiografo respinge nettamente quella che sarà l’idea di un Giordano Bruno di un mondo infinito o di infiniti mondi. E respinge quindi anche quella che sarà l’idea di Newton di uno spazio infinito, che non coincide affatto con lo spazio reale, ma che è pura immaginazione. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-dogma-del-paradiso-terrestre-seconda.html

 

 

L’autore sacro inserisce il paradiso terreste all’interno dell’universo creato da Dio. Esso quindi occupa uno spazio geografico finito.

E quindi anche la terra e il cielo, al di fuori del paradiso terrestre, sono spazialmente e quantitativamente finiti.



L’uomo, quindi, se non avesse peccato, avrebbe potuto allargare i confini del giardino fino a farli coincidere con i confini stessi dell’universo. 

Il paradiso terrestre fu un ambiente di questa terra, ma libero dalle condizioni per le quali essa contrasta con la vita umana. Esso fu creato da Dio per ospitare l’uomo. 

L’autore sacro, dunque a differenza dei pagani, ha capito che il mondo non esiste da sempre, ma andando indietro nel tempo si giunge ad un inizio assoluto temporale indicato dall’espressione «in principio» (berescìt), dato riconosciuto dal Concilio Lateranense IV del 1215: «ab initio temporis», dato, questo, confermato altresì dalla fisica moderna, che considera l’universo come esistente da 14 miliardi di anni.

Nel che è implicito quel concetto di Dio che sarà esplicitato in Es 3,14 e cioè che Dio, per poter spiegare l’esistenza del mondo, deve poter esistere per conto proprio da solo, prima ed indipendentemente dal mondo, a meno che non si tratti di qualcosa che esiste in Dio stesso, come chiarirà Gesù Cristo (Gv 17), cioè il Logos, esistente in Dio identico a Dio «prima che il mondo fosse».

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mercoledì 2 dicembre 2020

Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre (Prima Parte - 1/4)

Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre (Prima Parte - 1/4):   Il dogma del paradiso terrestre Prima Parte (1/4)  Un tema poco trattato Il racconto genesiaco della creazione del mondo e dell’uomo c...

 

Un tema poco trattato

Il racconto genesiaco della creazione del mondo e dell’uomo ci istruisce su quello che Dio ha fatto dall’inizio della sua opera creatrice e sul comportamento originario dell’uomo nei confronti di Dio. Ci informa altresì circa una ribellione primordiale dell’uomo – il peccato originale -, alla quale Dio ha risposto col preavvisato castigo, ma nel contempo, impietositosi della miseria nella quale l’uomo era precipitato, promettendo la sua misericordia perdonante e salvifica, che si sarebbe rivelata al momento giusto con l’invio del Figlio a dare la sua vita per la remissione dei peccati e l’acquisto della vita eterna.

Occorre tener presente che l’ambiente fisico dei nostri progenitori, che l’agiografo chiama «giardino di Eden» appartiene ad un livello fisico trascendente, che sfugge alla nostra scienza fallibile perché, corrotta dal peccato e quindi sproporzionata a comprendere la natura del suddetto ambiente incontaminato dal peccato. Similmente l’occhio umano mortale non era proporzionato a riconoscere il Signore risorto. Fu necessaria una speciale condiscendenza del Signore perchè ciò potesse avvenire.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-dogma-del-paradiso-terrestre-prima.html 

 

Ci chiediamo inoltre che senso possa avere un universo così sterminato con corpi celesti distanziati in modo incalcolabile, irraggiungibili, oltre che distruttivi dell’uomo, carichi di energie di inimmaginabile potenza, ma che noi non possiamo assolutamente sfruttare. Nel contempo però vengono scoperti certi pianeti che almeno in linea di principio offrono possibilità di essere abitati. 

 

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Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre - Seconda Parte (2/4)

Padre Giovanni Cavalcoli: Il dogma del paradiso terrestre - Seconda Parte (2/4):   Il dogma del paradiso terrestre Seconda Parte (2/4)  Che cosa è stato il paradiso terrestre La parola paradiso viene dall’iranico pai...

 Il dogma del paradiso terrestre

Seconda Parte (2/4) 

Che cosa è stato il paradiso terrestre

La parola paradiso viene dall’iranico pairi-deiza, «luogo recintato», quindi giardino. «La parola ebraica eden evoca l’idea dell’abbondanza, del godimento, del piacere»[1]. Gesù nel Vangelo usa una sola volta il termine «paradiso» (gr. paràdeisos, Lc  23,42). Si tratta in Gesù del premio celeste dei giusti, dopo la morte, che contemplano in eterno faccia a faccia il volto del Padre. Ma Gesù chiama questo premio eterno soprattutto con altri nomi: «vita eterna», «regno dei cieli o regno di Dio», «visione del Padre», «casa del Padre», «beatitudine», «cielo».

L’autore sacro inserisce il paradiso terreste all’interno dell’universo creato da Dio. Esso quindi occupa uno spazio geografico finito. È chiaro che l’agiografo respinge nettamente quella che sarà l’idea di un Giordano Bruno di un mondo infinito o di infiniti mondi. E respinge quindi anche quella che sarà l’idea di Newton di uno spazio infinito, che non coincide affatto con lo spazio reale, ma che è pura immaginazione. 

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L’autore sacro inserisce il paradiso terreste all’interno dell’universo creato da Dio. Esso quindi occupa uno spazio geografico finito.

E quindi anche la terra e il cielo, al di fuori del paradiso terrestre, sono spazialmente e quantitativamente finiti.



L’uomo, quindi, se non avesse peccato, avrebbe potuto allargare i confini del giardino fino a farli coincidere con i confini stessi dell’universo. 

Il paradiso terrestre fu un ambiente di questa terra, ma libero dalle condizioni per le quali essa contrasta con la vita umana. Esso fu creato da Dio per ospitare l’uomo. 

L’autore sacro, dunque a differenza dei pagani, ha capito che il mondo non esiste da sempre, ma andando indietro nel tempo si giunge ad un inizio assoluto temporale indicato dall’espressione «in principio» (berescìt), dato riconosciuto dal Concilio Lateranense IV del 1215: «ab initio temporis», dato, questo, confermato altresì dalla fisica moderna, che considera l’universo come esistente da 14 miliardi di anni.

Nel che è implicito quel concetto di Dio che sarà esplicitato in Es 3,14 e cioè che Dio, per poter spiegare l’esistenza del mondo, deve poter esistere per conto proprio da solo, prima ed indipendentemente dal mondo, a meno che non si tratti di qualcosa che esiste in Dio stesso, come chiarirà Gesù Cristo (Gv 17), cioè il Logos, esistente in Dio identico a Dio «prima che il mondo fosse».

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lunedì 9 novembre 2020

venerdì 4 settembre 2020

sabato 13 giugno 2020

Esercizi Spirituali


Esercizi Spirituali
Anno 2020
Trombelli
Predicatore Padre Giovanni Cavalcoli, OP

Le virtù teologali
1.Virtù umane e virtù cristiane o teologali: i due livelli di azione del cristiano come uomo e come figlio di Dio.
2. Fede, speranza e carità: la sintesi delle virtù cristiane.
3. (1 – 2 video) La virtù della fede. È una virtù soprannaturale, infusa da Dio, mediante la quale prendiamo per vero, sull’autorità di Cristo Figlio di Dio, ciò che Egli ci rivela per salvarci e renderci figli di Dio e la Chiesa ci propone a credere.

4. (3 video) La virtù teologale della speranza è quel moto dell’animo, motivato dalla fede, col quale operando il bene ogni giorno, ci aspettiamo ed attendiamo, nel timor di Dio, il compimento della amabilissima promessa del Signore di portarci un giorno in paradiso.

https://www.youtube.com/watch?v=nm7-doUPLXE
 5. (4 video) La virtù teologale della carità è quell’amore di Dio e del prossimo, insegnatoci dalla fede, per il quale tendiamo come a nostro fine ultimo soprannaturale alla visione in cielo del Dio Trinitario e come comunità dei figli di Dio nella Chiesa, amiamo qui in terra il prossimo col cuore di Cristo nello Spirito Santo al fine di renderlo partecipe della nostra stessa comunione con Dio nella Chiesa.

https://www.youtube.com/watch?v=JVDeZqXd4SI
6. (5 video) La carità è l’ispiratrice e la ragione del culto divino redentore, riparatore e glorificatore, che è il culto celeste, che Cristo sommo Sacerdote della Nuova Alleanza rende del Padre nello Spirito Santo, culto del quale la Chiesa sulla terra, in unione a Cristo Crocifisso e Risorto, partecipa, mediante l’esercizio del sacerdozio, innanzitutto nella S.Messa e nel culto eucaristico.
7. (6 video) La carità è l’anima e la molla fondamentale della santità cristiana, che consiste nella perfetta osservanza dei divini comandamenti, nella continua purificazione dai peccati, nella mortificazione dell’«uomo vecchio» (Rm 6,6) e nella crescita e nel progresso dell’«uomo nuovo» (Ef 4,24), che gusta le «primizie dello Spirito Santo» (Rm 8,23).
8. (7 video) La carità è l’anima della Chiesa, come comunità di Gesù Cristo, voluta dal Padre delle misericordie, comunità fraterna dei figli di Dio, mossi dallo Spirito Santo (Rm 8,29), sotto la guida del Successore di Pietro, il Romano Pontefice, e dei Vescovi a lui uniti sparsi nel mondo, inizio quaggiù della futura umanità della Resurrezione, già vivente nella Chiesa celeste, dove Cristo siede alla destra del Padre, attorniato dalla Beata Vergine Maria, Sua Santissima Madre e dai cori degli angeli e dei santi.
9. (8 video) La carità è la forza divina inesauribile, che suscita, nel corso della storia, tutte le opere della Chiesa, la sua iniziativa evangelizzatrice, i frutti delle missioni, la sua espansione geografica, la santità dei suoi membri, tutte le opere della misericordia e della giustizia, la fondazione di tutti gli istituti religiosi. la promozione di tutti valori umani, la forza combattiva contro Satana, il progresso umano fino «alla misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13), nell’attesa del Ritorno del Signore.
10. (9 video) La carità perfeziona se stessa mediante i sette doni dello Spirito Santo: sapienza, intelletto, scienza, consiglio, fortezza, pietà e timor di Dio. Questi doni, conferiti da Dio nel Battesimo, sono disposizioni stabili soprannaturali infuse dallo Spirito Santo nell’anima in grazia inabitata dalla SS.Trinità, grazie alle quali disposizioni l’anima si muove verso Dio non in modo umano, ossia per deliberazione, ma in modo divino, benché libero e meritorio, ossia mossa direttamente dallo Spirito Santo.
11. (10 video) La carità domenicana è la carità della verità. «La misericordia domenicana sta nel condurre il fratello dalle tenebre dell’errore alla luce della verità» (S.Tommaso d’Aquino).

P.Giovanni Cavalcoli, OP
Fontanellato, 20 maggio 2020