Si sale un po’ con la corriera: è un dolce dispiegarsi di curve in
mezzo a boschi di castagni.
Una fermata: Popetto. Un paese? Sì, scendiamo!
Si vede solo una chiesetta bianca su uno sfondo di collina tutta verde,
una macchia bianca in mezzo alla tavolozza di un pittore.
Da una campanella, lungo il muro della chiesa, scende una corda:
chiunque può suonare ...
Poi si vede un cimitero, piccolo, quasi un giardino. Qualcuno, che
torna dai campi, passa di lì ed invita ad entrare in paese, perché ... il paese
c'è davvero!
Sembra strappato alla roccia. Le case sono in pietra viva e le strade,
se si possono chiamare strade, sono così strette che nessun sorpasso è
permesso!
Il tempo
sembra non esistere!
Non occorrono vie larghe perché non ci sono auto, moto. Non ci sono
uffici: gli «affari» sono pochi.
Non servono bar, discoteche, ritrovi: una panchina sotto un porticato e
tutta la comunità del paese è lì. Una cassetta da lettere rossa e una corriera
azzurra che arriva e riparte una volta al giorno fanno da ponte con il grande
mondo.
Una grande pace, un gran senso del «vero» ti prendono dentro; senti la
vita riempirti e scoppiare tutt'attorno a te.
Lì tutti conoscono i Lorgna.
Qualcuno della famiglia vi abita ancora, altri si sono trasferiti giù, in
città.
(Da:
Pianterò una tenda, ESD 1991, p.7)
Popetto
(immagini da internet)
|
martedì 8 ottobre 2019
Popetto
Iscriviti a:
Post (Atom)