martedì 8 ottobre 2019

Popetto



Si sale un po’ con la corriera: è un dolce dispiegarsi di curve in mezzo a boschi di castagni.

Una fermata: Popetto. Un paese? Sì, scendiamo!

Si vede solo una chiesetta bianca su uno sfondo di collina tutta verde, una macchia bianca in mezzo alla tavolozza di un pittore.

Da una campanella, lungo il muro della chiesa, scende una cor­da: chiunque può suonare ...

Poi si vede un cimitero, piccolo, quasi un giardino. Qualcuno, che torna dai campi, passa di lì ed invita ad entrare in paese, perché ... il paese c'è davvero!

Sembra strappato alla roccia. Le case sono in pietra viva e le strade, se si possono chiamare strade, sono così strette che nessun sorpasso è permesso!

Il tempo sembra non esistere!

Non occorrono vie larghe perché non ci sono auto, moto. Non ci sono uffici: gli «affari» sono pochi.

Non servono bar, discoteche, ritrovi: una panchina sotto un porticato e tutta la comunità del paese è lì. Una cassetta da lettere rossa e una corriera azzurra che arriva e riparte una volta al giorno fanno da ponte con il grande mondo.

Una grande pace, un gran senso del «vero» ti prendono dentro; senti la vita riempirti e scoppiare tutt'attorno a te.

Lì tutti conoscono i Lorgna. Qualcuno della famiglia vi abita an­cora, altri si sono trasferiti giù, in città.

(Da: Pianterò una tenda, ESD 1991, p.7)






 

Popetto

(immagini da internet)