Nel suo editoriale di ieri sulla Repubblica, Eugenio Scalfari è tornato a
dedicare attenzione al magistero di Papa Francesco. In particolare, l’ex direttore del quotidiano sostiene che, nella recente esortazione apostolica
Evangelii Gaudium, il Papa abbia inteso abolire il peccato. Il direttore della Sala Stampa Vaticana,
padre Federico Lombardi, si sofferma con un commento sulle affermazioni di Scalfari ...
Alessandro De Carolis:
R.
– Anzitutto, vorrei dire che il fatto che Scalfari abbia dedicato di
nuovo un lungo editoriale a Papa Francesco e al suo insegnamento è un
segno della grande attenzione che lui, ma oltre a lui, l’intero mondo
laico, sta dedicando al Papa. E questo è certamente un segno positivo
anche di un dialogo con il mondo laico, che il Papa ha saputo avviare.
Per quanto riguarda, però, alcuni contenuti di questo articolo, è giusto
fare qualche considerazione, anzitutto su questa affermazione che il
Papa abbia abolito il peccato. Certamente, non è pertinente, anzi chi
segue veramente il Papa giorno per giorno sa quante volte egli parli del
peccato, parli della nostra condizione di peccatori ... Quindi, la dinamica spirituale fondamentale, in cui anche il
Papa si pone, è la consapevolezza dei peccati e il domandarne perdono;
vedere la grandezza infinita della misericordia di Dio e così lanciarci
nella vita cristiana, rinnovata dalla misericordia e dall’esperienza
dell’amore di Dio. Se uno elimina il peccato, il messaggio della
misericordia non si comprende più.
D. – In un altro passaggio del suo
articolo Scalfari fa riferimento alla conversazione avuta con Papa
Francesco e, in particolare, ad una risposta da lui ricevuta circa la
capacità umana di pensare Dio una volta estinta la vita sulla Terra.
Risposta che, a suo dire, sarebbe stata “la divinità sarà in tutte le
anime e tutto sarà in tutti”...
R. – Ecco, anche qui si vede come la
cultura umanistica, la riflessione di Scalfari non si trovi sempre a suo
agio in campo biblico-teologico, perché qui evidentemente si tratta del
fraintendimento di una risposta che il Papa gli aveva dato nel
colloquio, in cui proprio alla domanda sulla fine della realtà di questo
mondo, il Papa faceva riferimento al capitolo 15 della prima Lettera ai
Corinzi, versetto 28, che è un luogo molto famoso della Scrittura, in
cui si parla delle ultime realtà e in cui si dice che “Dio sarà tutto in
tutti”. Quando tutto sarà stato sottomesso a Dio Padre dal Figlio,
allora Dio sarà tutto in tutti. E questo diventa invece, nella lettura
di Scalfari, una realtà invece di tipo panteistico. Egli scrive: “La
divinità sarà in tutte le anime e tutto sarà in tutti”. Questo
certamente non è quanto la Scrittura ha in mente, né il Papa aveva in
mente.
Un’altra inesattezza evidente in questo articolo è che Scalfari
dice che il Papa ha canonizzato Sant’Ignazio di Loyola e, invece, come
tutti sappiamo, nei giorni scorsi ha canonizzato Pietro Favre, che era
il primo compagno di Sant’Ignazio di Loyola e Ignazio di Loyola era già
Santo della Chiesa da diversi secoli. Quindi, credo che bisogna stare
attenti a continuare un dialogo, ma ad approfondirlo in modo tale che
non ci siano degli equivoci e ci si capisca veramente.
http://www.news.va/it/news/editoriale-scalfari-p-lombardi-il-papa-non-ha-abol